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Abbraccia la sua salvatrice, il video fa il giro del mondo![VIDEO🎥]

Napoli, 25/05/21

Articolo di Marianna Amatruda


Un abbraccio. Il modo più semplice di dimostrare empatia, di aprirsi al prossimo, di dare conforto.

L’abbraccio in questione è quello tra Luna Reyes, tirocinante e volontaria della Croce Rossa a Ceuta, e un giovane migrante senegalese, appena giunto sulle coste dell’enclave spagnola in Nord Africa, stremato e disperato vedendosi accerchiato da militari e polizia pronti a respingerlo in mare.

Quella in corso a Ceuta è una crisi senza precedenti per la città spagnola e si inserisce in un quadro geopolitico più ampio e non meno complesso. Nei primi due giorni della scorsa settimana l’enclave spagnola è stata raggiunta da circa 8mila migranti, 4mila dei quali sono stati espulsi e rimpatriati con modalità controverse. Il primo ministro spagnolo ha permesso l’utilizzo dell’esercito per contrastare questo flusso e ha visitato Ceuta per cercare di rafforzare le pressioni sul Marocco affinché lo stesso fosse in qualche modo contenuto.

Secondo le testimonianze raccolte infatti, la straripante marea di migranti disperati che si sta riversando sulle coste di Ceuta sarebbe da attribuire al governo marocchino e alla scelta di rilassare i controlli alle proprie frontiere come ritorsione per la decisione del governo spagnolo di accogliere nel paese per cure mediche un leader del Fronte Polisario, il movimento nazionalista che da più di 40 anni chiede al governo centrale marocchino l’indipendenza del territorio del Sahara Occidentale. 


Abbracciare chi ha bisogno è la cosa più naturale del mondo.

Luna Reyes (in foto)


Ancora una volta la storia si ripete. Ancora una volta le storie di queste persone fungono da mero strumento dei potenti, incuranti delle loro difficoltà e della loro disperazione, che li usano come pedine per raggiungere i propri obbiettivi politici.




E in questo mondo al contrario, in cui la cronaca dimostra superficialità e disinteresse per il destino dei migranti, proprio come i potenti a cui spesso è asservita, l’abbraccio di una volontaria a un giovane disperato fa notizia come un evento eccezionale. Non solo, diviene addirittura motivo di odio e insulti di ogni tipo sui profili social della giovane, costretta addirittura a chiuderli.


Che cosa può fare ognuno di noi per contrastare questa deriva sociale? Forse non molto, ma una percentuale di responsabilità per quello che accade intorno a noi inevitabilmente ci tocca.

Il primo passo resta quello di sostenere in ogni modo qualsiasi associazione e/o organizzazione che quotidianamente si impegna per tutelare, proteggere, aiutare gli ultimi del mondo, quelli senza difese o opportunità concrete. I foundraiser di Enneci Group lo fanno tutti i giorni, con professionalità, impegno e dedizione, consapevoli del fine superiore al quale contribuiscono.

È responsabilità di tutti far si che nel mondo prevalga sempre l’accoglienza e l’empatia, a discapito di meri interessi economici o politici.






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